INTERVISTA
A MICHELA
PAPAGNO
PRIMA CLASSIFICA AL
CONCORSO DI RACCONTI
BREVI
DI GENERE FANTASY
Visto
l'imminente uscita della nostra antologia "STIRPE
CHIMERICA"
(il 15
novembre)
risultante dal concorso indetto da questo blog, abbiamo l'onore di
intervistare la prima classificata "Michela
Papagno".
Il suo racconto "Notte
di luna nuova"
sarà il primo dell'antologia. La protagonista e creatura immaginaria
(chimerica)
utilizzata da Michela è Lilith,
prima moglie di Adamo (ancor prima di Eva) secondo alcune credenze
ebraiche. Veniamo quindi all'intervista.
- Ciao Michela, intanto grazie di averci dato la possibilità di poterti fare qualche domanda. Iniziamo subito, come sei venuta a conoscenza del nostro concorso? Cosa ti ha incuriosito per partecipare? Avevi preso parte in precedenza ad altri eventi del genere?
Ciao!
Grazie a te, mi stai offrendo una grande opportunità. Ho scoperto
questo concorso attraverso facebook, qualcuno ha postato il link del
vostro blog e sono andata a dare un’occhiata. Amo il genere Urban
Fantasy, e avevo voglia di scrivere un racconto che avesse come
protagonista un personaggio “improbabile”, quindi ho colto la
palla al balzo. Tra l’altro era appena uscita la seconda antologia
di “Roba da scrittori”, alla quale avevo partecipato anche io con
un racconto, “La penna verde”, quindi ero lanciatissima!
- La creatura, o più precisamente personaggio, utilizzato nel tuo racconto è Lilith, come mai questa scelta?
Lilith
è un personaggio che mi ha sempre affascinata, e che anni di storia
“maschilista” hanno svilito, negativizzato. Anche nella
letteratura moderna viene spesso associata a qualcosa di maligno, di
cupo. Volevo riscattarla, volevo mostrare la donna, non il demone o
la matriarca della stirpe vampiresca.
- Quando stai scrivendo ti lasci trasportare dall'ispirazione o preferisci schematizzare con precisione i punti salienti del racconto? Hai trovato difficoltà nella stesura?
Ti
pentirai di avermi fatto questa domanda. Sto scherzando. Il mio
lavoro si srotola in cinque fasi, che si tratti di un racconto o di
un romanzo. La prima è la più istintiva: un’idea inizia a
tormentarmi, sì hai capito bene, a tormentarmi. Non riesco a pensare
ad altro, ho la necessità quasi fisica di fissarla, di darle una
forma. Solitamente mi accanisco sul mio quadernetto, uno che tengo
sempre in borsa. È una sorta di brainstorming, parto da una parola,
un luogo e poi lascio scorrere l’ispirazione. Per il racconto
“Notte di Luna nuova“ mi è successo mentre ero in coda in
tangenziale, pensa un po‘. Almeno non mi sono messa a inveire come
al mio solito. Finita questa fase, sempre sul quadernetto, inizio a
delineare le caratteristiche dei personaggi, ma niente di profondo e
da psicanalisi: che cosa mangia la sera davanti alla tv, ha un gatto
oppure un cane, cosa gli piace leggere o ascoltare e così via. Mi
aiuta a rendere il mio personaggio reale, in 3D insomma. Per esempio
Lilith adora i gruppi metal del Nord Europa e gli abiti costosi, e
non veste mai di nero perché pensa sia un colore sopravvalutato. La
terza fase è quella di ricerca, e di solito mi porta via più tempo
perché uso sia il web che la cara vecchia biblioteca. La quarta è
la stesura “di pancia” e quella finale il mio scoglio più
grande, ossia la revisione. Da brava perfezionista a meno che non
abbia una deadline o qualcuno riesca a strapparmi il lavoro dalle
mani potrebbe durare in eterno.
- Immaginavi che il tuo racconto potesse arrivare addirittura primo al concorso?
Assolutamente
no. Essendomi iscritta all’ultimo secondo (volutamente, per evitare
la revisione infinita) ho inviato il racconto senza essere pienamente
soddisfatta del lavoro. Ho letto tutti gli altri in concorso e ce
n’erano davvero di splendidi. Quando ho visto la classifica ho
urlato e sono rimasta a fissare la pagina credo per un dieci minuti
buoni, aggiornandola di continuo perché credevo ci fosse un errore!
- Sei contenta della pubblicazione del tuo racconto nella nostra antologia "Stirpe Chimerica" in uscita il prossimo 15 novembre?
Contentissima,
è una grande occasione per tutti noi che abbiamo partecipato di
leggere su carta le nostre “creature” e vedere come se la cavano
nel mondo. Non c’è niente da fare, uno scrittore non scrive per se
stesso, ma per gli altri. Ha bisogno di un pubblico come un fiore del
sole. Se uno scrive è perché ha qualcosa da dire, altrimenti
starebbe zitto, no?
- Come nasce la tua passione per la scrittura? Hai già pubblicato qualche tuo libro o racconto in precedenza?
Nasce
con i libri. Ho avuto la fortuna di avere una madre “rivoluzionaria”,
che appena mi sono liberata le mani dal biberon ci ha messo un libro.
Sono sempre stata una bimba un po’ particolare, (ai tempi le
maestre ci lasciavano esprimere tranquillamente, quindi non sono
stata etichettata come “potenziale serial killer”) quindi i libri
sono diventati i miei migliori amici. Inventavo storie a voce o
scribacchiate su quaderni e fogli volanti, e un Natale, quando avevo
dieci anni, mi hanno regalato una Olivetti rossa fiammante. È stato
amore a prima vista, mi sono consumata i polpastrelli su quei tasti.
Ho diversi contenitori con racconti e romanzi brevi scritti negli
anni, ma solo la scorsa estate ho pubblicato qualcosa attraverso il
gruppo Facebook di “Roba da scrittori”. Il mio solito
perfezionismo, virtù e limite allo stesso tempo.
- Hai qualche genere o autore preferito a cui ti ispiri?
Ci
sono dei capisaldi nel mio percorso di scrittrice. Uno senza ombra di
dubbio è “Piccole donne” di Louise May Alcott, un classico senza
tempo. È stato grazie a Jo, la seconda delle sorelle March, che ho
iniziato a scrivere. Io e lei avevamo molti punti in comune, dai
capelli lunghi al caratteraccio: è stato facile immedesimarmi in
lei. Poi c’è stata “La storia infinita” di Michael Ende, non
ho mai letto un libro più magico di quello. E infine la mia
“mentore”, Anne Rice. A quattordici anni ho letto il suo
“Intervista col vampiro”, e da allora il mio modo di scrivere è
cambiato, si è girato su se stesso ed è diventato nottambulo. Sì,
riesco a scrivere solo dopo il tramonto. Amo il fantasy nei toni
violacei e cupi del gothic, e quando ho scoperto lo urban fantasy mi
sarei messa a fare la ruota nuda in soggiorno da quanto ero felice.
Avevo trovato il mio genere di appartenenza.
- Progetti per il futuro?
Un
romanzo. Sono ancora nella fase uno, quindi non posso dire granché.
E continuare a scrivere sul mio blog, sul quale parlo di libri e ogni
tanto pubblico uno dei miei vecchi racconti.
(twelveminutestomidnight.blogspot.it)
- Qualche consiglio per i nostri lettori del blog a chi voglia coltivare, come te, la passione per la scrittura?
Leggete.
Leggete fino a farvi lacrimare gli occhi. I manuali di scrittura
servono per affinare la tecnica. I libri di grammatica sono vitali,
mai sottovalutare l’italiano, non è immediato come sembra. I corsi
di scrittura servono soprattutto per il confronto. Il lavoro dello
scrittore è un lavoro in solitudine, di ricerca e introspezione, ma
rischia di diventare alienante o peggo elitario (della serie io sono
uno scrittore e tu non sei nemmeno degno di leggere le mie note
bibliografiche). Costruite un vostro gruppo di lettori critici, nel
mio ho messo anche un mastino della grammatica italiana perché ogni
tanto qualcosa mi sfugge. Non di adoratori inebetiti, ma di critici.
Non temete le osservazioni, sono fondamentali per fare un buon
lavoro. Scrivere è un dono, e va coltivato con amore. Ma da soli non
si va da nessuna parte. Non tenete i vostri racconti o romanzi nei
cassetti, devono essere liberati nel mondo, un mondo che ha davvero
tanto bisogno di sognare. Ecco cosa spero di fare io: fare sognare
qualcuno, magari in metropolitana, mentre torna a casa dopo una
giornata pesante al lavoro, o in un parco, in una bella giornata di
sole. Proprio come dice Pessoa: “Leggere è sognare per mano
altrui.”.
Grazie
per averci dato il tuo tempo Michela, ti auguriamo che la vita ti
porti altri sucessi. A presto.
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