Intervista
a Alessandra Paoloni
Visto
la recente uscita del romanzo "La
discendente di Tiepole"
oggi mi fa piacere intervistare l'autrice Alessandra
Paoloni. Abbiamo avuto l'onore di averla come una delle autrici dei racconti della nostra antologia Stirpe Chimerica Vol.1, e ora la conosceremo meglio con quest'intervista veramente molto interessante.
Per avere maggiori info sul suo nuovo romanzo potete leggere la mia ANTEPRIMA a questo link: http://cluburbanfantasy.blogspot.it/2012/11/anteprima-la-discendente-di-tiepole.html
Oppure andare nel sito internet dell'autrice: http://paolonialessandra.blogspot.it/
Ciao
Alessandra grazie di aver accettato di rispondere a qualche domanda.
Partiamo subito, la domanda di rito, come è nata in te la passione
per la scrittura e quando hai iniziato a scrivere?
Io
ringrazio innanzittutto te Stefano e tutto lo staff del blog "Club
Urban Fantasy" per questa intervista, e vi faccio i complimenti
per il lavoro che svolgete per noi autori emergenti e non solo.
La
scrittura come mi piace sempre ricordare è nata con me. Ho iniziato
a scrivere da giovanissima, e all'inizio "rubavo" i
personaggi dei libri che leggevo per reinventarmi delle storie nuove.
Poi ho capito che creare storie e mettere a lavoro la fantasia mi
faceva stare bene, e ho iniziato a creare dei mondi che fossero tutta
farina del mio sacco. All'inizio la scrittura per me era una cosa
molto privata, segreta quasi. Poi ho iniziato ad avvertire il bisogno
di farmi leggere, o almeno sapere cosa ne pensava la gente di quello
che mettevo nero su bianco. E mi sono decisa a vent'anni più o meno
di fare quello che chiamavo il salto, cioè espormi. E da allora non
mi sono più fermata.
Hai
un genere letterario preferito, qualche autore a cui magari ti
ispiri?
Il
fantasy è il genere in cui più mi rispecchio, ma leggo di tutto. Il
fantasy mi aiuta a descrivere per mezzo di metafore concetti che non
saprei forse esprimere diversamente. L'autore che mi ha ispirato un
mondo come quello de La Stirpe di Agortos è ovviamente Tolkien. Ma
adoro anche l'urban fantasy, o paranormal fantasy, e per questo
invece trovo ispirazione in Poe Lovecraft o Stoker. Senza dimenticare
un mostro sacro della letteratura contemporanea che è King.
Visto
il nome del nostro blog, "Club Urban Fantasy", la domanda è
di obbligo, ti piace l'urban fantasy come genere?
Come
dicevo prima, l'urban fantasy è l'altro genere per il quale vado
matta. Tant'è che ho preso anche a scriverlo. Vorrei ricordare
un'altra autrice che ho apprezzato moltissimo e che è la Kalogridis.
Più che urban fantasy per young adult adoro i classici e chi si rifà
ai classici.
Essendo
una sostenitrice delle nuove tecnologie, ti volevo chiedere ti capita
di leggere e-book o preferisci le versioni cartacee?
Io
ancora non sono munita di lettori ebook, ma ho deciso di prenderne
finalmente uno. A dir la verità io sostengo ancora il cartaceo;
penso non ci sia paragone tra un libro che puoi toccare e sfogliare
con mano (e annusare) e uno strumento tecnologico che all'apparenza
sembrerebbe quasi sterile e anonimo. Ma ho deciso di provarlo per
tenermi al passo coi tempi, anche perché ci sarebbe un discorso
economico di fondo da fare: l'ebook costa molto meno del cartaceo. E
ci sono moltissimi libri che mi incuriosiscono, ma non ce la farei
mai a comprarli tutti.
Hai
esordito con una raccolta poetica "Brevi
monologhi in una sala da ballo di fine Ottocento"
(tra l'altro con una copertina stupenda, come tutte le altre del
resto) sei poi però passata a due romanzi fantasy “Un
solo destino” e
“Heliaca la pietra
di luce”, come mai
questa virata?
La
copertina che si trova su lulu l'ha realizzata Elisabetta Baldan, ma
questo non credo ci sia bisogno di dirlo.
Quando
ho pubblicato i monologhi avevo già scritto parte di "Un solo
destino". La scelta dei monologhi è stata casuale, e non mi
aspettavo nemmeno che venissero publicati a dir la verità. I
monologhi sono nati per caso, scritti in pochissimo tempo in un
periodo infelice della mia vita, e mandati a una casa editrice quasi
per gioco. A quei tempi non sapevo ancora come funzionava il mondo
dell'editoria e facevo le cose in maniera molto sprovveduta. Quando
ho pubblicato i monologhi avevo pronto "Un solo destino"
e l'ho mandato a una diversa casa editrice, ed è stato pubblicato
anche quello. Il 2008 è stato per me un anno pieno di sorprese
perché ho esordito con un libro di poesie, inviato la prosa e
iniziato la stesura de "La discendente di Tiepole". Più
che una virata il mio è stato un lavoro su diversi fronti, un po'
come sto facendo ora ma con più accortezza e coraggio.
Come
nasce l'ispirazione in te per un romanzo? Preferisci schematizzare
l'evoluzione della trama o andare di getto?
In
genere parto con uno schema che poi alla fine non rispetto mai.
Dipende tutto dalla storia, a volte inizio un libro del quale già ho
in mente la fine, altre volte invece durante il corso della scrittura
cambio spesso trama e finisco in un punto che nemmeno immaginavo
esistesse. Penso a volte di avere già la storia completa nella
testa, che scopro piano piano mentro sto davanti al pc a scrivere.
Però mi apppunto i personaggi con le loro caratteristiche, a volta
anche qualche situazione particolare; questo per non fare confusione
e non contraddirmi.
Per
l'ambientazione ti rifai ai luoghi che conosci o preferisci
descrivere luoghi in cui non sei mai stata?
Dipende.
Per l'Egucron (il mondo della Stirpe di Agortos) ho lavorato molto di
fantasia, anche se alcuni scenari naturali li si possono ritrovare
nelle campagne che circondano il mio paese. Mentre Tiepole in realtà
geograficamente parlando è sì un paesino che conosco (anche se vi
ho apportato qualche modifica naturalmente). Anche per i personaggi
mi sono rifatta a persone che conosco, ma delle quali per ovvie
ragioni non posso rivelare l'identità.
Tra
i vari personaggi di cui hai scritto in questi anni, qualcuno ti è
rimasto dentro in modo particolare?
Senza
ombra di dubbio Agortos. Lui mi "perseguita" da anni
oramai. All'inizio, quando è nato prima ancora della stesura di Un
solo destino che poi è diventato La Stirpe di Agortos, era un
personaggio diverso da quello descritto nel libro. Poi con la stesura
del primo libro ha assunto la forma e la personalità che ha oggi.
Agortos è un uomo curioso, che non si ferma all'apparenza delle cose
e rifiuta una vita di routine. Quando scopre il lato magico del suo
mondo non esita a stipulare con la Natura il Patto che poi
interesserà anche la sua generazione. E sebbene i romanzi della
Stirpe narrino più delle avventure della sua discendenza, non
escludo la possibilità di parlare di lui un giorno, magari in
un'opera che riguardi lui soltanto. Mi interesserebbe davvero molto
approfondirlo perché ora vive solo nella mia testa e nella memoria
dei suoi discendenti.
A
quale dei tuoi romanzi sei maggiormente affezionata?
Sebbene
adori i miei due ultimi romanzi, il libro al quale sono più legata
sono i Brevi monologhi in una sala da ballo di fine Ottocento. In
quest'opera più che la mia fantasia ho messo la mia anima, e alcuni
dei miei pensieri che altrimenti non avrei osato confessare.
Tra
le case editrici con cui hai pubblicato fin ora, con quale ti sei
trovata meglio?
Ho
cambiato parecchie case editrici ma non perché non mi trovassi bene
con loro, ma perché volevo esplorare e conoscere meglio il mondo
della piccola editoria lavorando quindi con persone diverse. Non mi
sono trovata male con nessuna di loro, ma posso dire che ho un
rapporto molto amichevole con l'editrice della Butterfly (la ce de La
discendente di Tiepole) perché è una ragazza giovane come me, e
inoltre è molto dinamica e intraprendente.
Com'è
il rapporto con i tuoi lettori?
Io
adoro ogni mio singolo lettore! Sono sempre pronta a rispondere ai
loro messaggi, e con alcuni di loro ho instaurato anche un bellissimo
rapporto di amicizia. Noi scrittori non saremmo niente senza i
lettori, ma non solo perché acquistano e leggono le nostre opere ma
perché danno vita ai nostri libri. Si immedesimano nei personaggi
che ho creato e magari ne detestano alcuni. Oppure mi danno dei
suggerimenti, o mi fanno notare cose (anche cose che riguardano me
stessa) che altrimenti non avrei notato. Davvero: se solo potessi
stringerei la mano a ciascuno di loro, uno ad uno.
"La
discendente di Tiepole"
è il tuo quinto romanzo, e il tuo primo paranormal
fantasy, ci puoi
descrivere l'evoluzione del progetto?
La
discendente di Tiepole nasce nel lontano 2008, l'anno del mio
esordio. Ricordo di aver letto Twilight in quel periodo e mi balenò
nella testa l'idea di scrivere un romanzo di intrattenimento, un
libro che mi facesse divertire dopo l'esordio più maturo e serio dei
monologhi. Così diedi vita alla discendente. E' fino ad ora il libro
più lungo che io abbia mai scritto (quasi 400 pagine) e mi ricordo
che mentre scrivevo ho variato molte volte la trama proprio perché
mi divertivo a giocare coi personaggi e con le situazioni. Ho
impiegato parecchio a scriverlo, e il testo ha subito svariate
correzioni; ma c'è stata prima la pubblicazione dei monologhi e poi
dei romanzi della Stirpe, e dunque questo progetto è rimasto nel pc
per anni. Poi ho incontrato la Butterfly Edizioni, una CE fatta
soprattutto da giovani, e mi sono detta "ok voglio provare a
mandare qualcosa, e ho proprio nel pc l'opera che fa al caso mio e
forse al caso loro". E infatti così è stato e finalmente la
storia di Emma e dei maledetti ha visto la luce.
Come
sono i personaggi protagonisti di "La
discendente di Tiepole"?
Qualcuno ti assomiglia in qualche aspetto?
Nella
discendente si muovono molti personaggi, a volte anche nella stessa
scena. Coordinare il tutto non è stato semplice, perché i
protagonisti hanno delle personalità e delle storie molto diverse
tra loro. Ci sono da una parte i ragazzi maledetti da un potente
sortilegio della nonna di Emma (la protagonista del romanzo) che sono
costretti a mutare in esseri soprannaturali alcuni vicini alla
tradizione popolare (vampiri, lupi mannari ecc); poi abbiamo i
Tiepolesi alcuni dei quali conservano arcani segreti, la famiglia di
Emma che da Roma arriva nel paesetto di Tiepole dove vengono a
scoprire verità sconcertanti. E infine c'è Emma, la ragazza comune
che sognava di andare all'università e che invece si ritroverà
costretta a fare i conti con il rischio di essere uccisa ogni giorno
e con una maledizione che pende sulla sua testa.
Emma
è il personaggio forse che mi assomiglia di più. E' una ragazza
semplice, legata alla sua famiglia, che crede nell'amore e
nell'amicizia. E faticherà ad accettare questa nuova realtà di
tenebre ma che sancirà definitivamente la fine della sua adolescenza
e l'entrata nel mondo degli adulti. Questo rappresentano infatti i
maledetti: la trasformazione da ragazzi in uomini.
Avendo
già pubblicato cinque romanzi, ti senti di essere per cosi dire
"arrivata"? O credi che ci sia sempre da imparare?
Arrivata?
Io ho appena iniziato! C'è sempre da imparare! Diciamo che queste
prime pubblicazioni per me fanno parte di una lunga gavetta,
un'esercitazione. Posso dire di iniziare a fare sul serio solo ora.
Mi sono data parecchio da fare, ma il mio cammino è lungo. Voglio
fare di più, voglio fare di meglio perché scrivere è forse l'unica
cosa che mi rende felice nella vita.
Progetti
per il futuro?
Moltissimi.
C'è la seconda generazione da rivedere e scrivere, inoltre c'è da
chiedersi se le avventure di Emma si concluderanno con questo primo
libro della discendente. Poi mi tengo in allenamento con concorsi di
racconti, insomma non mi fermo mai. Come dico sempre devo rendere
giustizia ai personaggi che mi nascono nella testa. Se non lo facessi
mi farebbero impazzire, ne sono certa.
Grazie
di tutto, alla prossima
Grazie
a te Stefano! E un saluto a tutti i lettori del blog!
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