giovedì 6 dicembre 2012

INTERVISTA A: Alessandra Paoloni

Intervista a Alessandra Paoloni

Visto la recente uscita del romanzo "La discendente di Tiepole" oggi mi fa piacere intervistare l'autrice Alessandra Paoloni. Abbiamo avuto l'onore di averla come una delle autrici dei racconti della nostra antologia Stirpe Chimerica Vol.1, e ora la conosceremo meglio con quest'intervista veramente molto interessante.
Per avere maggiori info sul suo nuovo romanzo potete leggere la mia ANTEPRIMA a questo link: http://cluburbanfantasy.blogspot.it/2012/11/anteprima-la-discendente-di-tiepole.html
Oppure andare nel sito internet dell'autrice: http://paolonialessandra.blogspot.it/

Ciao Alessandra grazie di aver accettato di rispondere a qualche domanda. Partiamo subito, la domanda di rito, come è nata in te la passione per la scrittura e quando hai iniziato a scrivere?

Io ringrazio innanzittutto te Stefano e tutto lo staff del blog "Club Urban Fantasy" per questa intervista, e vi faccio i complimenti per il lavoro che svolgete per noi autori emergenti e non solo.
La scrittura come mi piace sempre ricordare è nata con me. Ho iniziato a scrivere da giovanissima, e all'inizio "rubavo" i personaggi dei libri che leggevo per reinventarmi delle storie nuove. Poi ho capito che creare storie e mettere a lavoro la fantasia mi faceva stare bene, e ho iniziato a creare dei mondi che fossero tutta farina del mio sacco. All'inizio la scrittura per me era una cosa molto privata, segreta quasi. Poi ho iniziato ad avvertire il bisogno di farmi leggere, o almeno sapere cosa ne pensava la gente di quello che mettevo nero su bianco. E mi sono decisa a vent'anni più o meno di fare quello che chiamavo il salto, cioè espormi. E da allora non mi sono più fermata.

Hai un genere letterario preferito, qualche autore a cui magari ti ispiri?

Il fantasy è il genere in cui più mi rispecchio, ma leggo di tutto. Il fantasy mi aiuta a descrivere per mezzo di metafore concetti che non saprei forse esprimere diversamente. L'autore che mi ha ispirato un mondo come quello de La Stirpe di Agortos è ovviamente Tolkien. Ma adoro anche l'urban fantasy, o paranormal fantasy, e per questo invece trovo ispirazione in Poe Lovecraft o Stoker. Senza dimenticare un mostro sacro della letteratura contemporanea che è King.

Visto il nome del nostro blog, "Club Urban Fantasy", la domanda è di obbligo, ti piace l'urban fantasy come genere?

Come dicevo prima, l'urban fantasy è l'altro genere per il quale vado matta. Tant'è che ho preso anche a scriverlo. Vorrei ricordare un'altra autrice che ho apprezzato moltissimo e che è la Kalogridis. Più che urban fantasy per young adult adoro i classici e chi si rifà ai classici.

Essendo una sostenitrice delle nuove tecnologie, ti volevo chiedere ti capita di leggere e-book o preferisci le versioni cartacee?

Io ancora non sono munita di lettori ebook, ma ho deciso di prenderne finalmente uno. A dir la verità io sostengo ancora il cartaceo; penso non ci sia paragone tra un libro che puoi toccare e sfogliare con mano (e annusare) e uno strumento tecnologico che all'apparenza sembrerebbe quasi sterile e anonimo. Ma ho deciso di provarlo per tenermi al passo coi tempi, anche perché ci sarebbe un discorso economico di fondo da fare: l'ebook costa molto meno del cartaceo. E ci sono moltissimi libri che mi incuriosiscono, ma non ce la farei mai a comprarli tutti.

Hai esordito con una raccolta poetica "Brevi monologhi in una sala da ballo di fine Ottocento" (tra l'altro con una copertina stupenda, come tutte le altre del resto) sei poi però passata a due romanzi fantasy “Un solo destino” e “Heliaca la pietra di luce”, come mai questa virata?

La copertina che si trova su lulu l'ha realizzata Elisabetta Baldan, ma questo non credo ci sia bisogno di dirlo.
Quando ho pubblicato i monologhi avevo già scritto parte di "Un solo destino". La scelta dei monologhi è stata casuale, e non mi aspettavo nemmeno che venissero publicati a dir la verità. I monologhi sono nati per caso, scritti in pochissimo tempo in un periodo infelice della mia vita, e mandati a una casa editrice quasi per gioco. A quei tempi non sapevo ancora come funzionava il mondo dell'editoria e facevo le cose in maniera molto sprovveduta. Quando ho pubblicato i monologhi avevo pronto "Un solo destino" e l'ho mandato a una diversa casa editrice, ed è stato pubblicato anche quello. Il 2008 è stato per me un anno pieno di sorprese perché ho esordito con un libro di poesie, inviato la prosa e iniziato la stesura de "La discendente di Tiepole". Più che una virata il mio è stato un lavoro su diversi fronti, un po' come sto facendo ora ma con più accortezza e coraggio.

Come nasce l'ispirazione in te per un romanzo? Preferisci schematizzare l'evoluzione della trama o andare di getto?

In genere parto con uno schema che poi alla fine non rispetto mai. Dipende tutto dalla storia, a volte inizio un libro del quale già ho in mente la fine, altre volte invece durante il corso della scrittura cambio spesso trama e finisco in un punto che nemmeno immaginavo esistesse. Penso a volte di avere già la storia completa nella testa, che scopro piano piano mentro sto davanti al pc a scrivere. Però mi apppunto i personaggi con le loro caratteristiche, a volta anche qualche situazione particolare; questo per non fare confusione e non contraddirmi.

Per l'ambientazione ti rifai ai luoghi che conosci o preferisci descrivere luoghi in cui non sei mai stata?

Dipende. Per l'Egucron (il mondo della Stirpe di Agortos) ho lavorato molto di fantasia, anche se alcuni scenari naturali li si possono ritrovare nelle campagne che circondano il mio paese. Mentre Tiepole in realtà geograficamente parlando è sì un paesino che conosco (anche se vi ho apportato qualche modifica naturalmente). Anche per i personaggi mi sono rifatta a persone che conosco, ma delle quali per ovvie ragioni non posso rivelare l'identità.

Tra i vari personaggi di cui hai scritto in questi anni, qualcuno ti è rimasto dentro in modo particolare?

Senza ombra di dubbio Agortos. Lui mi "perseguita" da anni oramai. All'inizio, quando è nato prima ancora della stesura di Un solo destino che poi è diventato La Stirpe di Agortos, era un personaggio diverso da quello descritto nel libro. Poi con la stesura del primo libro ha assunto la forma e la personalità che ha oggi. Agortos è un uomo curioso, che non si ferma all'apparenza delle cose e rifiuta una vita di routine. Quando scopre il lato magico del suo mondo non esita a stipulare con la Natura il Patto che poi interesserà anche la sua generazione. E sebbene i romanzi della Stirpe narrino più delle avventure della sua discendenza, non escludo la possibilità di parlare di lui un giorno, magari in un'opera che riguardi lui soltanto. Mi interesserebbe davvero molto approfondirlo perché ora vive solo nella mia testa e nella memoria dei suoi discendenti.

A quale dei tuoi romanzi sei maggiormente affezionata?

Sebbene adori i miei due ultimi romanzi, il libro al quale sono più legata sono i Brevi monologhi in una sala da ballo di fine Ottocento. In quest'opera più che la mia fantasia ho messo la mia anima, e alcuni dei miei pensieri che altrimenti non avrei osato confessare.

Tra le case editrici con cui hai pubblicato fin ora, con quale ti sei trovata meglio?

Ho cambiato parecchie case editrici ma non perché non mi trovassi bene con loro, ma perché volevo esplorare e conoscere meglio il mondo della piccola editoria lavorando quindi con persone diverse. Non mi sono trovata male con nessuna di loro, ma posso dire che ho un rapporto molto amichevole con l'editrice della Butterfly (la ce de La discendente di Tiepole) perché è una ragazza giovane come me, e inoltre è molto dinamica e intraprendente.

Com'è il rapporto con i tuoi lettori?

Io adoro ogni mio singolo lettore! Sono sempre pronta a rispondere ai loro messaggi, e con alcuni di loro ho instaurato anche un bellissimo rapporto di amicizia. Noi scrittori non saremmo niente senza i lettori, ma non solo perché acquistano e leggono le nostre opere ma perché danno vita ai nostri libri. Si immedesimano nei personaggi che ho creato e magari ne detestano alcuni. Oppure mi danno dei suggerimenti, o mi fanno notare cose (anche cose che riguardano me stessa) che altrimenti non avrei notato. Davvero: se solo potessi stringerei la mano a ciascuno di loro, uno ad uno.

"La discendente di Tiepole" è il tuo quinto romanzo, e il tuo primo paranormal fantasy, ci puoi descrivere l'evoluzione del progetto?

La discendente di Tiepole nasce nel lontano 2008, l'anno del mio esordio. Ricordo di aver letto Twilight in quel periodo e mi balenò nella testa l'idea di scrivere un romanzo di intrattenimento, un libro che mi facesse divertire dopo l'esordio più maturo e serio dei monologhi. Così diedi vita alla discendente. E' fino ad ora il libro più lungo che io abbia mai scritto (quasi 400 pagine) e mi ricordo che mentre scrivevo ho variato molte volte la trama proprio perché mi divertivo a giocare coi personaggi e con le situazioni. Ho impiegato parecchio a scriverlo, e il testo ha subito svariate correzioni; ma c'è stata prima la pubblicazione dei monologhi e poi dei romanzi della Stirpe, e dunque questo progetto è rimasto nel pc per anni. Poi ho incontrato la Butterfly Edizioni, una CE fatta soprattutto da giovani, e mi sono detta "ok voglio provare a mandare qualcosa, e ho proprio nel pc l'opera che fa al caso mio e forse al caso loro". E infatti così è stato e finalmente la storia di Emma e dei maledetti ha visto la luce.

Come sono i personaggi protagonisti di "La discendente di Tiepole"? Qualcuno ti assomiglia in qualche aspetto?

Nella discendente si muovono molti personaggi, a volte anche nella stessa scena. Coordinare il tutto non è stato semplice, perché i protagonisti hanno delle personalità e delle storie molto diverse tra loro. Ci sono da una parte i ragazzi maledetti da un potente sortilegio della nonna di Emma (la protagonista del romanzo) che sono costretti a mutare in esseri soprannaturali alcuni vicini alla tradizione popolare (vampiri, lupi mannari ecc); poi abbiamo i Tiepolesi alcuni dei quali conservano arcani segreti, la famiglia di Emma che da Roma arriva nel paesetto di Tiepole dove vengono a scoprire verità sconcertanti. E infine c'è Emma, la ragazza comune che sognava di andare all'università e che invece si ritroverà costretta a fare i conti con il rischio di essere uccisa ogni giorno e con una maledizione che pende sulla sua testa.
Emma è il personaggio forse che mi assomiglia di più. E' una ragazza semplice, legata alla sua famiglia, che crede nell'amore e nell'amicizia. E faticherà ad accettare questa nuova realtà di tenebre ma che sancirà definitivamente la fine della sua adolescenza e l'entrata nel mondo degli adulti. Questo rappresentano infatti i maledetti: la trasformazione da ragazzi in uomini. 
 

Avendo già pubblicato cinque romanzi, ti senti di essere per cosi dire "arrivata"? O credi che ci sia sempre da imparare?

Arrivata? Io ho appena iniziato! C'è sempre da imparare! Diciamo che queste prime pubblicazioni per me fanno parte di una lunga gavetta, un'esercitazione. Posso dire di iniziare a fare sul serio solo ora. Mi sono data parecchio da fare, ma il mio cammino è lungo. Voglio fare di più, voglio fare di meglio perché scrivere è forse l'unica cosa che mi rende felice nella vita.

Progetti per il futuro?

Moltissimi. C'è la seconda generazione da rivedere e scrivere, inoltre c'è da chiedersi se le avventure di Emma si concluderanno con questo primo libro della discendente. Poi mi tengo in allenamento con concorsi di racconti, insomma non mi fermo mai. Come dico sempre devo rendere giustizia ai personaggi che mi nascono nella testa. Se non lo facessi mi farebbero impazzire, ne sono certa.

Grazie di tutto, alla prossima

Grazie a te Stefano! E un saluto a tutti i lettori del blog!





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