sabato 28 settembre 2013

RECENSIONE: Garden. Il giardino alla fine del mondo

Titolo: Garden: Il giardino alla fine del mondo
Autore: Emma Romero
Pagine: 270
Prezzo: € 14,90 (cartaceo) € 6,99 (ebook) 
Editore: Mondadori (collana Chrysalide) 
Genere: Dispotico 
Scheda su Anobii: qui

Trama: Il ritardo è negligenza. La negligenza è disordine. Il disordine è il seme della perdizione. Maite è tra le operaie più efficienti nella fabbrica in cui lavora. In fondo non ha scelta: se commettesse un'infrazione sarebbe punita con la morte. Maite coltiva in segreto la sua passione, il canto, e sogna di raggiungere il leggendario giardino alla fine del mondo, dove si narra vivano i ribelli in completa libertà e dove pare siano sopravvissute le lucciole. Perché il suo paese è diventato una prigione fredda e spoglia. Dopo una lunga guerra, l'Italia è stata divisa in Signorie e, per impedire il ritorno al caos, le arti e le scienze sono riservate a una casta di eletti, mentre gli esclusi sono condannati a una vita di obblighi e privazioni. L'unica fonte di svago è la Cerimonia, la grande festa celebrata per l'anniversario della Rinascita. Maite ha sempre voluto esibirsi su quel palco, ma il giorno in cui potrà finalmente ottenere il suo riscatto scoprirà che, in un paese che ha ucciso ogni speranza, anche dai sogni si può desiderare di fuggire... Un romanzo italiano dal sapore internazionale che dipinge con lucida spietatezza uno scenario più vicino di quanto possiamo immaginare.

Note sull'autore: Emma Romero è uno pseudonimo nato dalla passione per i romanzi di Philip K. Dick e i film dell'orrore. Dopo aver tentato inutilmente di diventare musicista professionista, Emma ha appeso la chitarra al chiodo e ha iniziato a scrivere questo libro, che è il suo primo romanzo. Vive e lavora in Italia, a Milano.


La mia opinione: 
Ho iniziato a leggere Garden, Il giardino alla fine del mondo per la voglia di leggere "altro" di genere dispotico e mi ha fatto passare proprio la voglia di leggere "altro". Sono sicura che non siano tutti su questa scia, ma il romanzo in questione mi ha proprio annoiato e ho fatto fatica a finirlo, malgrado non siano tante pagine (appena iniziato ho pensato "questo lo finisco in un giorno", le ultime parole famose xD ci ho messo una vita perché non riuscivo a farmi prendere dalla lettura). Ho voluto dargli una possibilità, l'inizio non prometteva bene per via della sviolinata della frase "un romanzo italiano dal sapore internazionale". Ora dico io: ma lasciate decidere al lettore, sono pretenzione queste frasi poste all'inizio di un romanzo. Poi a fine lettura, dopo tutto il mio impegno per finirlo e non lasciarlo a metà leggo i ringraziamenti, cavolo ringrazia cani e porci e non ringrazia i lettori che sono arrivati fino a lì? Questa cosa proprio non la sopporto, uno scrittore senza lettori non è niente.

Sono sempre più delusa dagli autori italiani, cercano di copiare la letteratura d'oltreoceano ma lo fanno veramente male, se non malissimo. Nel caso di Garden la scrittura quanto meno si salva, abbiamo una prima persona discreta, uno stile che si lascia leggere, abbastanza scorevole e non pesante. Però... però la protagonista è insopportabile, gli altri personaggi sono quasi invisibili, e la trama sa troppo di già letto, di già visto. Certo qualcosa di originale c'è, tipo l'ambientazione tutta italiana, ma è poca cosa rispetto al resto. Poi sa di opera in qualche modo non completa, forse anche per via della sua brevità, forse ci sarà un seguito (visto il finale lasciato aperto) su questo non ci metterei la mano sul fuoco (non credo abbia riscosso un successo tale da farne immediatalmente pubblicare il seguito).

Maite è la protagonista, la quale rompe le scatole per metà libro perchè non può cantare (nella società in cui vive è proibito) ed è costretta a fare l'operaia, suo malgrado. Infatti il computer centrale nel giorno dell'Assegnazione ha scelto questo per lei e questo dovrà fare per il resto della sua vita, senza possibilità di scelta personale (per lei come per tutti gli altri abitanti). Tutte le arti sono proibite, tranne per chi viene assegnato a fare l'Artista, in pratica pochi eletti rispetto alla massa. In questo mondo chi non rispetta le regole viene immediatamente catturato dai "Giusti"e in pratica fatto fuori. Gli altri vivono nella paura di essere un giorno "terminati" e vivono la loro vita costantemente sorvegliati, per via della presenza in ogni luogo di telecamere e microspie. Una vita fatta di stenti, in cui il cibo, l'acqua, i medicinali e tutto il resto vengono razionati.

L'unico momento di svago per i cittadini è la Cerimonia, in cui si festeggia la Rinascita e cioè la nascita di questa società/nazione in cui l'Ordine viene prima della libertà personale, dopo un lungo periodo di caos dovuto a varie guerre in un'Italia divisa in Signorie come nel Rinascimento. Non ho trovato originali la questione del non essere liberi di fare la professione che si vuole e la storia dell'essere costantemente sorvegliati, ma il resto dell'ambientazione è credibile e originale. Purtroppo però, come dicevo prima, la protagonista rovina tutto, con questa fissa del canto (ok ammetto di essere la persona più stonata di questo mondo e di non essere una grande appassionata di canto) come se fosse una questione di vita o di morte il non poter cantare (io vivrei benissimo anche senza, come vi dicevo queste cose non le capisco, non sono molto "artista" nell'animo). Mi darebbe molto più fastidio il fatto di non essere libera di scegliere, quello sì che è una questione di vita e di morte e infatti la protagonista se ne rende conto e quando finalmente gli danno la possibilità di cantare improvvisamente non lo vuole fare più.

Gli altri personaggi sono poco caratterizzati come Erika la migliore amica della protagonista, di cui si sa pochissimo, un po' meglio va per Luca il ragazzo con cui lavora Maite alla fabbrica gialla, che sembra innamorato di lei. La storia diventa un po' più interessante quando Maite finisce per cantare in pubblico e viene catturata dai Giusti, insieme a lei finiscono prigionieri anche Erika e Luca e Maite farà di tutto per poterli liberare. In queste circostanze conosce il Presidente (il cattivone contento di avere tutti sotto il suo controllo) e suo figlio Einar (l'unico personaggio veramente interessante, peccato per il finale). Per salvare i suoi amici e la sua stessa vita è costretta a diventare un'Artista, il suo sogno di semrpe, ma non è come lo immaginava. Ora sogna solamente la libertà, e la libertà viene rappresentata attraverso un Giardino, Garden il giardino alla fine del mondo dove si dica vivano i ribelli. Riuscirà ad arrivarci? Il finale sembra un lieto fine, ma con tanti ma... saranno veramente liberi? A quanto pare forse no.

In conclusione mi sono annoiata all'inizio per buona parte del romanzo, ho trovato più interessante la parte centrale, sono però rimasta delusa da un finale troppo sbrigativo e poco approfondito, avrei preferito saperne di più. 

E voi avete letto per caso Garden? Fatecelo sapere attraverso i commenti.

Alla prossima Angela
Club Urban Fantasy

2 commenti:

  1. Ce l'ho tra i libri da leggere; continuo a vedere sempre più recensioni negative e poche positive, ed è un vero peccato perché la trama non sembra niente male ;) Vuol dire che partirò con aspettative un po' più basse ;)
    A presto!

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  2. Io l'ho pescato proprio a caso e ogni volta prendo sempre qualche sola, le recensioni le leggo sempre dopo a fine lettura (per confrontarmi e vedere se gli altri la pensano come me). Gli argomenti sono interessanti e a un certo punto il romanzo mi ha anche preso, ma forse era meglio impiegare il tempo a leggere gli originali, quella letteratura a cui il romanzo si ispira (o copia dipende dai punti di vista) e che io magari ancora non ho letto.

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