martedì 11 giugno 2013

01 Racconto: Contest "Una pagina per un libro"

di Mauro Sighicelli


Ebbi l’arguzia di comprendere che si era creata una situazione d’imbarazzo nei miei confronti, tale da cercare di provocarmi. Intuii che i presenti nel bar, con i loro perversi silenzi, sembravano quasi tutti d’accordo nel cercare di sfidarmi, di interrogarmi, per ottenere un favorevole giudizio, quasi dovessi giustificarmi nei loro confronti. 
   Ines si strinse nello scialle che la avvolgeva, e, senza degnare il sindaco di uno sguardo, cercò di guadagnare l’uscita della porta del bar, quasi a volersi sottrarre a qualsiasi congettura. 
Si fermi!” Intimai, e feci quasi il gesto di trattenerla. 
Se sa qualcosa su questo losco decesso, lo riveli ora, davanti a tutti, e cerchiamo di far luce su questa poco chiara vicenda!”. 
   La sgualdrina sorrise, poco convinta, e gracchiò il suo livore: “Fermarmi? Povera cretina, cerchi di far luce proprio ora che dovresti avvolgerti nella tua ombra! Ma non hai ancora capito che sei tu la prescelta, e che tutti, e dico tutti, ti reclamano? Guarda questi sguardi, scruta questi volti, e leggi nei loro occhi la risposta alle tue domande! Non si sfugge al proprio destino!” Si divincolò dalla mia presa poco convinta, e scomparve senza una risposta. 
   Ero allibita, ma ritenni almeno di aver guadagnato la comprensione degli avventori del bar. Li scrutai ad uno ad uno: sembravano attori che recitavano una parte, di cui però ero io la protagonista inconsapevole. 
Preferii tacere, per non rompere l’incantesimo di quegli istanti, e, solo allora, il sindaco prese coraggio e si rivolse a me con evidente imbarazzo: “La signora Ines è stata, per lungo tempo, l’unica donna frequentatrice di questo bar. Agli occhi delle mogli degli avventori è parsa, talvolta, una sorta di meretrice, e, per questo, le sue parole sono spesso condite da livore e disprezzo. La prego di ignorarla, di perdonarla, e di non farsi strane congetture. Al capezzale del povero Federico Marino c’è stata solo lei, in fondo, per alleviare le sue pene…”
   “E chi altri avrebbe osato proporsi?” Esplose Lorenzo, sollevando gli occhi dal tavolo sgombro, in un gesto di sfida verso i commensali.”Federico non era più lui, o, meglio, non so neanche cosa fosse, quando è morto. Nessuno ha avuto il coraggio di assisterlo, e forse Ines è stata l’unica in grado di non intimorirsi davanti alla gravità della sua trasformazione… cioè, della sua malattia, che lo ha trasformato in un non vivo.” 
Cos’è un non vivo?” Chiesi, ma colsi, nel frattempo, un brusio che si stava sollevando all’interno del bar. Convenni di essere l’unica signorina presente all’interno del locale, ed ebbi la sensazione di essere scrutata da sguardi libidinosi, neanche fossi stata nuda, vittima di un tentativo di stupro di gruppo. 
   Fu un sesto senso a portarmi velocemente fuori dal bar, nel disperato tentativo di riuscire a raggiungere Ines, quasi a volermi confrontare con lei su quanto potente fosse il peso di essere vittima del giudizio di quei nefasti personaggi! Il sindaco l’aveva velatamente accusata di essere una prostituta, quando invece proprio lui aveva l’atteggiamento di esserne un potenziale fruitore! 
   Dovevo avere delle risposte, prima di fuggire da Tiepole, e la cercai nelle strette viuzze del paese. Ma la sensazione di non essere sola non mi abbandonava, in quella notte rivelatrice, ed ebbi come il sospetto che qualcuno mi stesse seguendo: non so perché, ma lo associai al povero Federico Marino, e mi sorse spontaneo un interrogativo: era davvero morto dopo una lunga malattia? 
   O, piuttosto, il suo era stato un suicidio, impaurito da quello in cui si stava per tramutare, incapace di fronteggiare il potere che qualcuno gli stava trasmettendo, troppo grande anche per lui? 
Ma potevo intimorirmi per un non vivo, neanche fossi una adolescente scoperta sul posto delle fragole, solo perché la notte incombeva e mi ero sentita ferita nella mia intimità da un gruppo di perversi avventori, in uno squallido bar di Tiepole? 
   Assorta nelle mie elucubrazioni, faticai a percepire il bisbiglio, e me ne accorsi solo quando udii il mio nome: “Emma Onofri, vieni qui, senza girarti indietro: per favore!” 
   Mi voltai: il gracchiare di Ines era inconfondibile. “Ascoltami, ragazza: sei sciocca se non mi darai ascolto! Il povero Marino è morto, è vero, ma quella megera di Marta Vasselli è riuscita a tramutarlo in un non vivo, ed ora la sua essenza gravita intorno a noi, con le nuove doti che ha acquisito.” 
   Mi avvicinai a quella donna avvolta nel suo scialle, ed il suo bisbiglio sembrava il delirio di una posseduta. “E’ vero che lei ha vegliato sul suo letto di morte? E’ stata l’unica anima caritatevole, in questo calvario!” La guardai da donna a donna: mentre tutto il paese mormorava, Ines si era sobbarcata un peso enorme. 
   “Taci, scellerata! Non hai proprio idea di come io stia ancora pagando l’aver assistito alla mutazione di Marino! E l’aver assaggiato la sua mutazione, non mi rende felice, perché sono screditata agli occhi di Tiepole!” 
   Non capivo, e non riuscivo a seguire il nesso delle sue farneticazioni. Cercai di tranquillizzarla con la mia presenza, e, con un gesto di conforto, astutamente le chiesi: “Come è morto Francesco Marino?” 
   “Si è suicidato!” Bisbigliò lei: “Si è dato fuoco, cosparso di benzina, incapace di amministrare la sua mutazione!”
   “E in cosa si era trasformato? Cosa c’entra mia nonna in tutto questo?” 
  “Si era trasformato in un essere stupendo… ma, al tempo stesso diabolico! Ma io l’ho visto, ho potuto assaggiarlo, ed ora tutto il paese mi marchia di un timbro che non mi appartiene; sono considerata alla stregua di una volgare prostituta!”
   “In cosa si era trasformato?” Chiesi, con malcelata insistenza, sia perché avvertivo una presenza incombente su noi due, sia perché mi sembrava che Ines stesse per rivelarmi una verità nascosta.
   “Assumeva sempre più l’aspetto di una stupenda creatura, ma, durante la lenta agonia, si stava trasformando in un essere con due organi genitali maschili, di cui uno più prominente dell’altro: un demonio!” 
Arretrai, turbata: “Non ci credo! Ines, tu sei pazza! Vuoi farmi credere che si sia tramutato in un essere in grado di soddisfare due donne, contemporaneamente?” 
   Ines sorrise, beffarda. Sputò al suolo, poi esplose gracchiando: “Perché no? Oppure, più semplicemente, come è successo a me, poteva portarmi al supremo piacere con due membri, contemporaneamente, e tu non puoi neanche immaginare lontanamente di cosa possa essere capace un non vivo dotato di simili doti!” 
   Gli occhi di Ines brillavano di luce propria, ma sembrava il volto di una pazza, mentre si accalorava nella sua invenzione. “Si è allontanato tra le fiamme… ma può non essere morto… oppure, se non è sopravvissuto, può essersi trasformato in un non vivo. Ed è per questo che lo vado ricercando, negli angoli più desolati della città, lontano dalle coppie normali, dove solo il piacere che ho provato mi può spingere! E, se tu sei la prescelta, ti consiglio di abbandonare Tiepole, prima che lui ti trovi.”
   “Può farmi del male?” Chiesi, preoccupata. “Può farti così male da non riuscire più a liberarti di lui, del suo corpo, della sua potenza maschile: può trascinarti in un delirio da cui potresti non uscirne mai più.” 
  Ciò detto, così com'era comparsa, Ines si dileguò, lasciandomi al tempo stesso sconcertata e turbata per aver scoperto il motivo della mutazione di Federico Marino e la triste vicenda del suo probabile epilogo.

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