martedì 11 giugno 2013

04 Racconto: Contest "Una pagina per un libro"

di Sonia Tortora
WORMAN


Fuggiva nella notte inseguito da un'ombra oscura e minacciosa. Poi cadde. Si rialzò. Correva ancora. Infine scivolò sul terreno bagnato finendo in una buca piena di vermi.
Non erano normali anellidi, bensì invertebrati grossi come serpenti, che lo mordevano causando escrescenze purulente da cui fuoriuscivano altri piccoli vermi.
Urlò di terrore, finché uno di quegli esseri mostruosi gli entrò nella gola e lo soffocò.
«Ahhh...»

Federico aprì gli occhi. Il sudore gli imperlava la fronte e il pigiama era fradicio. Si era trattato solo di un incubo, lo stesso che ormai si ripeteva da oltre un mese.
Non dormiva da tempo e le rare volte in cui riusciva a chiudere gli occhi, dopo aver preso un sonnifero, aveva il sonno agitato da visioni di morte.
Cercò di tranquillizzarsi. Nella stanza regnava il silenzio, non potevano esserci pericoli, era tutto frutto della sua fantasia.
A un tratto avvertì un forte prurito alla caviglia. Andò in bagno a controllare: la zona era gonfia e pulsava, come se ci fosse qualcosa di vivo dentro.
La pelle cominciò a lacerarsi e dalla fessura uscirono dei piccoli mostri striscianti e bavosi.
Federico si buttò sotto la doccia cercando di lavarli via, ma appena ripuliva un foro se ne creava subito un altro in una diversa parte del corpo.
Si stava lentamente coprendo di pustole traboccanti di vermi e lui era la matrice che li nutriva e covava fino alla schiusa.
Si guardò allo specchio e anche il suo volto si stava trasformando in qualcosa di disgustoso.
Era in preda al panico e non sapeva cosa fare.
Estrasse un rasoio dal mobiletto del bagno e cominciò a recidere le escrescenze per liberarsi dei nidi di quei mostri.
Sul pavimento i brandelli di pelle erano mischiati ai grumi di sangue.
Vermi ovunque, sui muri, sul corpo, attaccati alla finestra: Federico stava impazzendo.
Si guardò ancora allo specchio e vide qualcosa muoversi nella gola. Non riusciva più a inghiottire, la matassa era troppo grossa e ostruiva l'esofago. Allora spalancò la bocca e colate di lombrichi e bava fuoriuscirono ricadendo nel lavandino e lasciandogli un retrogusto di terra e humus tra i denti.
Il ragazzo si incise la carotide con la lama affilata del rasoio, ponendo fine alle sue sofferenze.
La maledizione si era rivelata.
Il cadavere fu trovato dopo diversi giorni, perciò i vermi che ricoprivano la sua carcassa furono considerati il risultato di un fisiologico processo di decomposizione.
Probabilmente tutti i tranquillanti ingeriti dovevano aver causato al ragazzo allucinazioni e visioni paranoiche che l'avevano spinto a togliersi la vita. O almeno questa fu la versione che venne data alla comunità.
Solo Marta Vasselli sapeva cosa fosse realmente successo.

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