martedì 11 giugno 2013

13. Racconto: Contest "Una pagina per un libro"

di Elisabetta Baldan

«Ehi, riccioli d’oro! Hai intenzione di far impazzire tua madre? Ti sta cercando da ore.»
La voce roca e suadente di Valerio parve non giungere alle orecchie di Federico, che se ne stava pensieroso seduto sul forte ramo della quercia secolare alle porte Tiepole. Gilda gli aveva raccontato che quell'enorme albero un tempo altri non era che un semplice essere umano. Un abitante di Tiepole, il più illustre: Tiepolo Costantini.
Secondo la vecchia Gilda, il fondatore della città non era morto come tutti credevano, bensì aveva scoperto il segreto dell’immortalità e non aveva esitato a provarlo su di sé. Qualcosa tuttavia era andato storto. Le sue gambe si erano trasformate in solide e nodose radici, le sue braccia in rami imponenti e rigogliosi. Sarebbe vissuto per sempre ancorato alla sua terra, vegliando sull'amata Tiepole come un grande Guardiano ed esaudendo i desideri di chi all'ombra delle sue fronde verdeggianti gli avesse rivolto una preghiera.
Valerio sapeva di trovarlo là. Sapeva che Federico, come ultimamente spesso accadeva, si era recato presso il Guardiano per pregarlo invano a nome di tutti i Maledetti.
«Sai bene che non ti ascolterà!» bofonchiò il ragazzo dai capelli corvini avvicinandosi all'enorme pianta, «Nessun dio, nessuna strega né tanto meno un vecchio albero è disposto ad ascoltarci.»
Federico non emise un fiato, Valerio dal canto suo non si aspettò alcuna risposta. Prima di allontanarsi con le mani in tasca notò la chioma dorata dell’amico agitarsi fluidamente, quasi fosse dotata di vita propria. Davvero strano, visto che non una foglia della quercia era mossa dal vento quel giorno.
Qualche minuto. Qualche minuto ancora e anche Federico se ne sarebbe andato a casa. Un’altra preghiera, quindi con un balzo si ritrovò a terra a volgere uno sguardo speranzoso al Guardiano secolare di Tiepole. L’ultimo.

«Federico, non scendi?»
La voce insistente della madre echeggiò per l’ennesima volta dal piano di sotto. Federico non avrebbe cenato quella sera. Non aveva fame, ed in ogni caso non sarebbe riuscito a scendere le scale senza capitombolare e spezzarsi l’osso del collo. L’intero corpo esile e longilineo di Federico era scosso violentemente dal progredire della malattia... della Maledizione. In che essere mostruoso si sarebbe evoluto? La trasformazione che Marta Vasselli gli aveva riservato era ancora un mistero per tutti. Mistero che Federico stesso avrebbe di lì a breve scoperto, pagandone il caro prezzo.
Un’ultima contrazione spasmodica, quindi finalmente le sue membra si distesero. Federico, che aveva imparato a convivere con quei dolori frequenti in maniera silenziosa, si alzò faticosamente dal letto sul quale era stato rannicchiato per tutto il tempo e avanzò verso lo specchio. Vi si specchiò osservando la propria immagine riflessa con estrema attenzione ed un grido lacerò il silenzio della stanza.
Il suo bel viso era ancora immutato. Ma i suoi capelli lunghi e biondi... Oh, i suoi capelli! Quale oscura e sconosciuta forza li stava facendo ondeggiare in quel modo come serpi dorate?
Quando la madre, allarmata dal grido mostruoso, aveva spalancato la porta e si era fiondata all'interno della stanza, Federico giaceva già inerme sul pavimento. Immobile, marmoreo. Con lui Marta era stata inclemente. La maledizione di Medusa aveva mietuto la sua prima e ultima vittima.

No. Il Guardiano, la grande Quercia secolare non aveva mai ascoltato le sue preghiere.

3 commenti:

  1. Che emozione poterlo leggere qui... ♥

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie per aver partecipato e complimenti per il racconto, hai un'ottima capacità narrativa e di linguaggio :)

      Elimina
  2. Di questo racconto mi aveva colpito soprattutto l'idea della quercia vista come guardiano di Tiepole che in realtà è Tiepolo stesso. Idea davvero geniale!

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...