giovedì 4 luglio 2013

RECENSIONE FILM: World War Z

Quando gli zombie preferiscono carne fresca e sana...

Buongiorno miei cari lettori,
oggi vi voglio parlare dell'ultimo film che mi sono vista: World War Z. Se ne avevate avuto abbastanza di zombie nel passato, allora state alla larga da questo ennesimo titolo del genere, se invece ancora c'è uno spiraglio... peggio per voi. La storia descritta in World War Z (dove la Z sembra essere messa tanto per fare i fighi) è stata tratta da un libro dal titolo World War Z. La guerra mondiale degli zombi (romanzo horror fantascientifico, post apocalittico di Max Brooks, lo stesso autore di "Manuale per sopravvivere agli zombi" dovrei procurarmi questi due titoli per "approfondire l'argomento"). Il film, come d'altronde il romanzo, ricalcano l'ultima moda cioè quella di parlare della possibile fine del mondo ad opera degli zombie. Come se di fine del mondo alternativa a quella degli zombie non ce ne fossero già abbastanza, ma visto che siamo scampati alla profezia dei Maya, devono pur inventarsi qualcosa a Hollywood per campare. Il genere catastrofico è un genere che riscuote sempre un discreto successo, forse perché si basa sulle paure concrete dell'uomo, nessuno ammetterà di aver paura di resuscitare come non-morto sia chiaro, ma di trovarsi in "certe" situazioni di emergenza magari sì.



Io non sono una grande appassionata di questo tipo di zombie, descritti dal film in questione (a parte che ne hanno fatte già troppe di pellicole così e si poteva evitare di farne un'altra). Direte voi ma perché ci sono diversi tipi di zombie? Beh certo, questo è il filone più fantascientifico in cui si diventa non-morti tramite morso di una persona infetta e quindi il tutto viene visto come un'epidemia di un virus letale. Non vi è nulla di soprannaturale nel ritornare in vita dopo la morte, semplicemente siete stati infetti e allora diventerete una specie di cane rabbioso, molto rabbioso, che vuole mordere chiunque si trovi nelle vicinanze. Mentre in passato gli zombie non centravano nulla con i virus, penso che il tutto sia iniziato con "Io sono leggenda", ma erano semplici creature soprannaturali che ritornavano in vita dopo la morte per opera di una maledizione, di un rito voodoo, di un negromante, o qualsiasi altra cosa a tema fantasy/horror che ci si poteva inventare.


World War Z ha però, a differenza di altri titoli, l'attorone (mentre altri hanno solo attori anonimi e per niente famosi) come protagonista e in questo caso il bellissimo Brad Pitt, che interpreta Gerry, quindi se il vostro scopo è solamente rifarvi gli occhi non c'è male (poi con quei capelli un po' lunghetti che doveva sempre sistemarsi dietro le orecchie :)) ) L'inizio non so perché mi ha ricordato molto "La guerra dei mondi" (tralasciando il fattore alieni) perché in entrambi i casi (in quel caso Tom Cruise) ci sono come protagonisti due super papà che farebbero di tutto per proteggere i loro figli. Gerry in questo caso aveva due figlie da proteggere (di cui una per giunta asmatica) e una moglie. In ogni film catastrofico che si rispetti ci deve essere per forza qualcuno che non può stare senza il suo inalatore, ma sono veramente così tante le persone in America che soffrono di asma? sarà lo smog? in ogni film ce ne piazzano qualcuno.

La famigliola rimane imbottigliata nella loro auto in quello che sembra il traffico, ma in realtà è qualcosa di ben peggiore, e per assicurarsi salva la vita Gerry prende le redini della situazione e fa scappare la propria famiglia verso un camper (che prendono in prestito xD) e qui inizia la loro fuga dagli zombie. Indovinate cosa trovano "casualmente" all'interno del camper? Un fucile e per giunta carico, chi è che non va in vacanza con un fucile nel camper? Naturalmente Gerry è un ex agente delle Nazioni Unite per cui sa benissimo come si usa un'arma e la impugna immediatamente, sa molto di rambo alla riscossa. Siccome hanno lasciato il famoso inalatore nella loro macchina, ora sono costretti a cercare un supermercato (dove rifornirsi anche di cibo) per non far schiattare la figlia. Non c'è bisogno di dirvi che la scena del supermercato nei film sugli zombie è di un classico allarmante, ma almeno qua non vi sono zombie (almeno non all'interno). La moglie del bel Pitt nel supermercato fa anche scorta di bengala, ma veramente vendono i bengala nei supermercati americani?

Il governo degli Stati Uniti richiede l'intervento del super agente Pitt per cercare di trovare una soluzione a questa epidemia di zombie. Per cui devono trovarsi sopra il tetto di un edificio per essere prelevati da un elicottero. Nel frattempo zombie, zombie, zombie, ed ecco che finiscono nella base navale in quello che rimane dei pezzi grossi degli Stati Uniti. Qua la famigliola viene accantonata perché ormai messa in salvo e Gerry viene mandato in missione per cercare di trovare una soluzione e una possibile cura all'epidemia.

Altro assioma nei film sugli zombie, non vi è film sugli zombie in cui non vi è "la ricerca di una possibile cura" e le teorie strampalate sia sulla diffusione del virus sia sulla soluzione. In questo caso devo dire che "la soluzione" l'ho trovata abbastanza carina e originale, l'unica cosa che ho apprezzato del film, mentre tutti il resto per me sa di già visto all'inverosimile. E quando le scene non sanno di già visto, sanno di inverosimile. Pitt verrà mandato prima in Corea (dove lo scienziato che è andato con loro, dopo aver esposto la bellissima teoria "madre natura è come un serial killer", schiatta ancor prima di mettere un piede fuori dall'aereo) dove vi è stato credo il primo contagio, poi vola a Gerusalemme (tralasciamo la scena in cui la moglie gli rompe le palle facendogli squillare il cellulare e per poco lui non ci rimette le penne, intelligentissima come cosa lasciare il cellulare accesso quando bisogna essere silenziosissimi per non far incazzare un'orda di zombie) dove sapevano già della possibile epidemia e si erano attrezzati costruendo un muro attorno alla città.

Tanto intelligenti e poi quando arriva il bel Pitt si perdono in un bicchiere d'acqua e con milioni di elicotteri che controllano la situazione non si accorgono che gli zombie si stanno attrezzando per superare il muro, certo certo intelligenti proprio (altra teoria strampalata del decimo uomo, se la cantano e se la suonano da soli sti ebrei). Rocambolesca fuga di Gerry da Gerusalemme per salire in un aereo di linea, che non si sa come mai sia piazzato li e subito faccia salire il nostro uomo a bordo senza fare nessuna domanda. Tramite il cellulare Gerry informa i suoi capi che forse ha trovato una soluzione e questi gli dicono quindi di andare nel Galles, in un centro di ricerca dell'OMS per mettere appunto un vaccino. Naturalmente l'aereo ha carburante a sufficienza per arrivare fino a destinazione. Sull'aereo nel bagno però si nasconde uno zombie (come ci sia finito non l'ho capito) e appena viene aperta la porta succede il caos. Aereo precipitato il nostro protagonista si salva e arriva finalmente in questo centro di ricerca.


Qui vi è una discreta comparsa di un attore italiano, non mi ricordo il nome, che è uno dei ricercatori all'interno. Non dico altro per non svelare il finale a chi il film ancora non l'ha visto, ma dopo altri zombie, zombie, zombie finalmente si avrà il vaccino (che non è un vero "vaccino" ma una sorta di camuffamento per non essere attaccati dagli zombie).

Il lieto fine con la famigliola è il top della classicità. Se fossi stata io per fare qualcosa di originale avrei iniziato il film proprio dalla fine, dove inizia la guerra tra umani e zombie, quello si che sarebbe stato interessante da vedere, gli umani che si armano per riprendersi le loro città. Ora la mia curiosità rimane leggere il libro, perché il film fa proprio pena, ma il libro forse è meglio.

E voi l'avete visto? Pensate di andarlo a vedere prima o poi? Fatecelo sapere tramite i commenti. 
Alla prossima, Angela
Club Urban Fantasy

P.S.: Scusatemi se l'ultimo mio post risale a qualche 15 giorni fa, sono un sacco di giorni che volevo fare un nuovo post e poi per una cosa o per un'altra non l'ho mai fatto. Sono in programma però altri post, spero di recuperare.

6 commenti:

  1. Non mi va di leggere tutta la tua recensione, ho capito che non ti è piaciuto il film ed è normale, fa schifo!
    Se vuoi vedere un bel film sugli zombi(in realtà è una miniserie televisiva da 3 puntate) guarda qua: http://www.tvblog.it/post/223411/in-the-flesh-serie-tv-bbc-recensione

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    1. Bello :)) questo sì che è originale, lo guarderò sicuramente xD

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  2. Quanta severità con i poveri zombi!
    La trovata “è un dannato virus!” risale almeno agli zombi di Romero (correva l'anno 1968), che si infettavano via morso. Né si può dimenticare tutta la serie di Resident Evil, dove il virus-T sfuggiva al controllo del laboratorio Umbrella, con evidenti cavoli amari per i nostri eroi. Ricorrere ad un contagio è in effetti l’unico modo per mettere in campo un'orda inarrestabile che aumenta di numero in continuazione, non sente dolore e ha come unico scopo procurarsi carne umana. Ed un’orda dovrebbe essere lenta, non zompare e volare come nel film (gusto mio personale). Così la pensava anche Max Brooks, il cui libro (leggilo, vale) è costruito come un'inchiesta giornalistica con l'obbiettivo di ricostruire come tutto iniziò, quali furono le reazioni dei governi e come fece l'umanità (senza alcun vaccino o camuffamento di sorta) a riconquistare la terra perduta. La parte più intrigante è l’analisi del mutamento degli scenari geopolitici e sociali a seguito dall'apocalisse zombie. Si intrecciano, quindi, molte storie, slegate fra loro. Arduo farne un film. Brad Pitt, però, si è innamorato del progetto e, con dispendio plurimilionario, scene rifatte e pseudoguru chiamati al capezzale della trama (stravolta rispetto al libro dove, per intenderci, non esiste nemmeno un protagonista), ha portato a termine l’opera. Ma fa proprio così schifo?
    Certo, quando la moglie dell'aitante Brad quasi lo fa mangiare vivo facendogli squillare il telefono, tutti i mariti in sala si sono voltati verso la propria signora, con un'espressione del tipo "vedi-cosa-succede-a-rompere-le-palle-mentre-uno-sta-lavorando?". Ma le signore erano distratte a sognare come sarebbe stare con Brad Pitt, che fra un pancake e un inalatore salva il mondo con sguardo maliardo. Per non parlare del brillante virologo, che fa il guappo tre minuti e poi si spara in faccia per sbaglio (una prece). Possiamo perdonare queste cadute ironiche, un must nei film di genere. La trama avrebbe potuto essere meglio congegnata, evitando di consegnarci un Brad Pitt da corsa, con elementi illogici a volte incresciosi (lo zombie nel cesso), a volte banali nella loro prevedibilità (il disastro aereo che ha ammazzato tutti risparmia solo i nostri eroi). I personaggi, tranne Pitt - che tanto si presume immortale e per le sorti del quale non tremiamo - sono stati appena abbozzati, ridotti a comparse di passaggio, per cui non ci appassioniamo al loro destino, né ci dispiace se gli zombi ne fanno banchetto, trattandosi in fondo di carne da cannone.
    Però ci sono anche elementi positivi.
    L'adrenalina è tanta, le scene di massa son fatte con maestria e non mancano passaggi claustrofobici stile survival horror. Il sangue è assente , il target del film sono le famiglie e i teenager, meglio non abusare, ma alla fine qualche (timido) salto sulla poltrona si fa. Non manca qualche accenno, pur abbozzato, alle tematiche sociopolitiche del libro ("non mi servi più, ti rimando fra gli zombi che ci son pochi posti" oppure "costruiamo un muro e vaffanc...", tanto per fare capire che appena il mondo crollo il cinismo torna sovrano e non prova nemmeno a mascherarsi). A conti fatti, in sala non ci si annoia e già questo è un risultato. Ho trovato anche bella la colonna sonora e la fotografia pure ben curata.
    In conclusione, i capolavori della cinematografia sono altri e, dati tutti i soldi investiti, da World War Z sarebbe stato lecito pretendere di più, ma il film non è affatto da buttare.
    Ciao a tutti e grazie per lo spazio.
    MV

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    1. Ciao e grazie a te per il bellissimo e articolato commento. Alla fine devo essere sincera anch'io sono saltata dalla sedia un paio di volte e sono sempre rimasta sentendomi il fiato sul collo per tutta la durata del film, quindi sicuramente in qualche modo mi ha coinvolto. Quindi il suo scopo lo raggiunge, cioè quello di intrattenente senza forse troppe pretese. Però allo stesso tempo non posso negare che mi sarei aspettata di meglio. Leggerò sicuramente il libro, libri che quasi sempre si dimostrano migliori dei film, i quali si ispirano sempre molto alla leggera.

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  3. Iersera ho avuto l’occasione di assistere alla proiezione di World War Z. Non che i film sull'argomento, come pure le opere narrative del genere, mi appassionino particolarmente. Qui, però, c’è l’attore conosciuto, recensioni positive molto ben congegnate, riportate su blog specialistici e su riviste di largo consumo.
    Insomma, una sorta di congiura al contrario per spingere un film che, considerando il budget da capogiro speso per la sua realizzazione, avrebbe dovuto avere la tripla A dalla prima all'ultima scena.
    Invece, la trama non si discosta, per contenuto e per stilemi, da quel filone post-apocalittico e pandemico che usa l’elemento zombiesco come cardine sul quale incentrare storie e vicende che potrebbero essere usate anche in altri contesti ed in generi, tanto è labile la loro caratterizzazione.

    WWZ non è, purtroppo, un’eccezione!

    L’avvio parte a passo di carica, con esseri infettati che arrivano da chissà dove, sconvolgendo una normale mattinata d’ingorgo metropolitano e facendo crollare quasi subito le regole del vivere sociale dei non-infettati, sostituite da cinismo, sopraffazione e violenza.
    L’eroe è giocoforza subito proiettato nella dimensione “fuggi-o-muori” con in più il “peso” di una famiglia da salvare, cui si aggiunge e si sovrappone un peso maggiore, quello della salvezza del mondo!

    Intanto, alcuni punti fermi rimangono e ciò distingue la nostra famigliola da altre. Nel ridotto microcosmo familiare, le regole sopravvivono: quella del sostegno reciproco, dell’altruismo e dell’accoglienza che portano il protagonista, all’inizio della corsa e alla fine, verso il sacrificio estremo.

    Nel mezzo, un affastellato coacervo di scene e situazioni già viste altrove: la fuga di massa dal pericolo ripresa dall’alto, il supermercato assaltato dove vi si trova di tutto, la famiglia accogliente e sfortunata che, svolto il ruolo di aiutante, sarà quasi interamente infettata, il “pezzo grosso” che non-conta-niente (è tutto in mano ai militari, ormai) che si ricorda di un utile amico e che, con l’Apocalisse in svolgimento, smuove mari e monti per il suo recupero, il salvataggio dal tetto di un grattacielo previo immancabile claustrofobico inseguimento su per scale anguste e oscure (perché gli ascensori vanno in panne proprio quando servono?), la salvezza su una sorta di nuova Arca di Noè (per meglio dire “di Zio Sam”)…

    Per chi ha visto The Day After Tomorrow o 2012 o Io sono leggenda o Resident Evil o E venne il giorno (la frase “Madre Natura è un serial killer” ricorda la tematica centrale sviluppata nell’opera di M.Night Shyamalan), il “già visto” salta subito agli occhi, a partire da quell’“istinto genitoriale”, che è elemento-chiave, che dà l’avvio a tutta la successiva catena degli eventi.

    E gli zombies? Un semplice espediente narrativo e, come tale, facilmente “intercambiabile”!

    Nota ironica (positiva): al cinismo farisaico dell’agente israeliano, per il quale la salvezza dei musulmani confinanti è dettata semplicemente da un immorale tornaconto, fa da contraltare il crollo del mito dell’inviolabilità (di per se stessa illusoria) del Muro di Gerusalemme, effetto della prassi del “decimo uomo”. E ciò avviene proprio nel momento di massima glorificazione del Muro. I muri, sia quelli di cemento sia quelli culturali, non servono se viene a mancare ciò che distingue l’uomo dagli altri esseri: la volontaria compassione e la solidarietà.

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    1. Che rispondere dopo un'analisi così precisa e accurata? Hai detto già tutto :)

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